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Lavoro dipendente e partita IVA insieme?

Lavoro come dipendente ma posso avere anche un lavoro autonomo in partita IVA? Se più volte ti sei fatto questa domanda ma non hai ancora trovato una risposta ai tuoi dubbi, oggi possiamo aiutarti a trovare una soluzione. Anzi, più di una.

Negli ultimi anni, sempre più persone stanno cercando di conciliare il lavoro dipendente con l’avvio di una propria attività imprenditoriale, aprendo una partita IVA.

Tuttavia, molti si chiedono se sia possibile gestire contemporaneamente queste due attività, senza violare le normative in materia di lavoro dipendente e autonomo.

In questo articolo cercheremo di fornire una panoramica completa della situazione, con consigli utili per tutti coloro che intendono intraprendere questo percorso.

Dunque, buona lettura!

Lavoro dipendente e partita IVA insieme?

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi?

Prima di entrare nel dettaglio, è importante comprendere gli svantaggi e i vantaggi del lavoro da dipendente e del lavoro autonomo in partita IVA.

Vantaggi e svantaggi del lavoro dipendente:

  • salario fisso mensile e 13/14 mensilità
  • contributi per la pensione, per la pensione integrativa, eventuali assicurazioni
  • malattia, ferie, permessi, straordinari, maternità
  • TFR e NASPI (indennità di disoccupazione mensile)
  • compensi maggiorati per il lavoro notturno o per i giorni festivi


Vantaggi e svantaggi del lavoro autonomo:

  • possibilità di scegliere i propri clienti in autonomia
  • possibilità di  gestire al meglio il proprio  tempo
  • possibilità di determinare il proprio reddito in base alle prestazioni offerte
  • scelta dei mezzi che si ritengono più idonei o delega del lavoro a professionisti
  • possibilità di accedere a finanziamenti e di detrarre le spese sostenute dalla dichiarazione dei redditi


Va comunque sottolineato che la scelta tra lavoro dipendente e partita IVA dipende molto dalle proprie esigenze personali e professionali. Mentre il lavoro dipendente offre maggiore sicurezza e stabilità, l’imprenditorialità può offrire maggiore libertà e autonomia. Non ti resterà quindi che valutare attentamente le tue capacità, conoscenze e preferenze prima di decidere quale opzione scegliere.

Lavoro dipendente e partita IVA insieme: quali sono le regole?

In Italia è possibile svolgere sia un’attività di lavoro dipendente che una di lavoro autonomo, purché siano rispettate alcune regole previste dalla normativa.
Prima di aprire una partita IVA come dipendente dovrai fare attenzione ai seguenti fattori:

  • tipologia di contratto
  • normativa di riferimento

In linea generale, nei contratti di lavoro privato, salvo alcune eccezioni, avrai piena libertà. Solo se è previsto dal contratto, l’unico criterio da rispettare è l’obbligo di riservatezza e il divieto di concorrenza. È invece un po’ diversa la situazione se sei un impiegato pubblico. In questo caso ci possono essere dei conflitti e delle incompatibilità. 

Se sei un impiegato nel settore pubblico ti consigliamo di prendere come riferimento il Decreto Legge n. 165/2011, mentre se sei impiegato nel settore privato dovrai prendere come punto di riferimento il Codice Civile, con l’articolo 2105. 

Partita IVA per dipendente pubblico

Come dicevamo, i maggiori dubbi riguardano l’apertura della partita IVA per i dipendenti pubblici. In linea generale, tutti coloro che hanno un’attività statale sono tenuti a svolgere il loro lavoro in maniera esclusiva. Tuttavia esistono alcune eccezioni e considerazioni da fare.

Innanzitutto è importante valutare i seguenti aspetti:
– tipo di incarico (ente pubblico o realtà privata)
– tipo di contratto (full-time o part-time)

Per quanto riguarda il tipo di incarico, potrai verificare se il tuo impiego è presso un ente pubblico o una realtà privata (anche se ha magari una compartecipazione pubblica o è di proprietà dello Stato italiano) verificando se nel contratto di lavoro si fa riferimento alla norma 165/2011. Se è presente vuol dire che il tuo impiego è pubblico e quindi potrai aprire partita IVA!

Per quanto riguarda invece il numero di ore lavorative, solitamente l’attività full-time non prevede la possibilità di aprire partita IVA, salvo alcune eccezioni. Nel caso di attività part-time, invece, dovrai solo prestare attenzione al conflitto di interesse. Ovvero, potrai svolgere un’attività autonoma, ma non simile a quella che occupi all’interno della Pubblica Amministrazione. Inoltre, prima di procedere con l’apertura della partita IVA, dovrai effettuare una richiesta per ottenere l’autorizzazione.

Come conciliare lavoro dipendente e partita IVA?

Hai scoperto che puoi aprire partita IVA e non vedi l’ora di iniziare? Prima di buttarti a capofitto in questa nuova avventura, ti consigliamo di prendere del tempo per organizzare bene il da farsi seguendo alcune linee guida:

1 – Informa il tuo datore di lavoro: per evitare incomprensioni o scoperte improvvise e poco piacevoli, informa il tuo datore di lavoro dell’avvio dell’attività di lavoro autonomo, comunicando con chiarezza le modalità e i tempi previsti per l’esercizio dell’attività e garantendo la massima trasparenza. Questo ti aiuterà a mantenere un clima di fiducia e collaborazione con il tuo responsabile.

2 – Pianifica la tua attività: valuta il tempo e le risorse necessarie per gestire il tuo lavoro autonomo. Per iniziare ti consigliamo di partire con un’attività non troppo impegnativa, in modo da valutare la fattibilità del progetto e acquisire gradualmente l’esperienza necessaria.

3 – Rispetta gli orari: tieni conto dei limiti imposti dalla normativa in materia di orari di lavoro e di retribuzione. Per evitare conflitti di interesse, è fondamentale organizzare l’attività in modo da non interferire con il lavoro dipendente, rispettando gli orari di lavoro previsti dal contratto e dedicando il tempo necessario alle due attività in modo equilibrato.

4 – Tieni sotto controllo gli aspetti amministrativi: tieni sempre sotto controllo gli aspetti amministrativi e fiscali dell’attività imprenditoriale, al fine di evitare sanzioni o problemi con il fisco. È importante tenere una documentazione precisa e dettagliata delle spese e dei ricavi dell’attività, utilizzando software di contabilità e di fatturazione adeguati.

Non te lo nascondiamo, avere un lavoro autonomo in partita IVA, oltre a quello da dipendente, è un’impresa non da poco. Ecco perché, specialmente per il quarto punto, ti consigliamo di affidarti a un buon commercialista che stia dietro a tutta la tua contabilità.

Se ancora non ne hai uno, puoi affidarti ai nostri servizi di management, prenotando una prima consulenza gratuita.

Partita IVA e lavoro dipendente: le tasse

Poche cose sono certe nella vita, le tasse sono una di queste.

Una volta aperta la partita IVA dovrai sommare il reddito generato come lavoratore dipendente a quello derivato dall’attività svolta in autonomia. Inoltre, non dovrai più compilare il modello 730 che fa riferimento ai proventi ottenuti solo dal lavoro dipendente e sarai obbligato a sottoscrivere il Modello Persone Fisiche (PF).

A questo punto sarà importante chiedersi se l’aggiunta della partita IVA comporti un aumento delle aliquote che dovrai versare. Perché, di fatto, le due tassazioni si sommeranno, ma il calcolo sarà effettuato distintamente in base alle singole aliquote IRPEF

Cosa significa? Vuol dire che il pagamento dei tributi sulla busta paga rimarranno identici, rientrando negli scaglioni contributivi previsti, mentre per la partita IVA si dovrà effettuare il calcolo in base alla tipologia di regime fiscale adottato.

Lavoro dipendente e partita IVA forfettaria

Vorresti aprire la partita IVA in regime forfettario? Tutto questo è possibile, ma solo a determinate condizioni: 

  • il tuo reddito da dipendente è inferiore ai 30.000€ annui
  • hai cessato l’attività di lavoratore dipendente entro il 31 dicembre dell’anno precedente

Per verificare il tuo reddito annuo lordo ti basterà controllare la tua RAL segnata all’interno del tuo contratto di lavoro. Presta particolare attenzione, perché straordinari lavorativi e premi di risultato andranno a sommarsi all’importo previsto dal contratto, provocando eventualmente il superamento del limite di 30.000€.

Una volta controllati tutti i termini necessari, se rientri in questi parametri, potrai adottare il regime forfettario e usufruire di diversi vantaggi. Nello specifico, potrai versare un’unica aliquota per i proventi ottenuti dalla tua attività imprenditoriale, pari al 5% per i primi 5 anni, che salirà successivamente al 15%.

Come aprire Partita IVA estera in Italia?

Tra i desideri di molti italiani c’è senz’altro quello di trasferirsi all’estero e avviare una propria attività professionale. Tuttavia, chiudere totalmente la propria attività in Italia non è così semplice.

È quindi sempre più frequente la domanda: “posso aprire partita IVA estera e lavorare in Italia?”. Fin da subito c’è da fare una breve premessa. Se è stato fatto il trasferimento di residenza all’estero non ci sono problemi. La storia cambia, invece, se vuoi aprire una partita IVA mantenendo comunque la residenza in Italia.

Iniziamo quindi con le domande importanti: come aprire la partita IVA estera? La prima importante distinzione da fare è di tipo geografico:

  • In tutti i paesi dell’Unione Europea è possibile aprire la partita IVA
  • Nei paesi Extra Europei è necessario verificare, in base allo stato, i requisiti richiesti

La scelta di dove aprire la propria partita IVA è molto legata anche agli obiettivi della tua attività. Infatti, nei Paesi dell’Unione Europea sussiste il principio di libertà di stabilimento: il principio secondo il quale un soggetto residente in Unione Europea può scegliere dove avviare la propria attività a seconda delle sue esigenze imprenditoriali.

Due esempi pratici: se l’obiettivo è ridurre la tassazione sarebbe opportuno avviare il proprio business in paesi in cui le tasse sono più basse, come Bulgaria o Moldavia, se invece l’obiettivo è diminuire la burocrazia, la scelta potrebbe ricadere sul Regno Unito. In ogni caso, sarà importante spostare la tua residenza fiscale e personale all’estero.

Come funziona la Partita IVA estera in Italia?

È importante precisare fin da subito che è possibile operare in Italia con una Partita IVA estera, senza alcun divieto generale. 

Tuttavia, se sei un imprenditore o un professionista che decide di operare in Italia con una Partita IVA estera, è importante comprendere che sarai soggetto al pagamento di imposte in entrambi i paesi. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’operare in Italia con una Partita IVA estera comporta la creazione di una stabile organizzazione.

Per stabile organizzazione si intende generalmente una sede o un centro di affari non temporaneo attraverso il quale un’impresa commerciale non residente esercita la propria attività economica

Quali sono i casi in cui una sede fissa di affari non è considerata stabile organizzazione?

  • quando la sede è usata solo per esposizione, consegna o stoccaggio di merci
  • quando le merci sono immagazzinate solo per il deposito
  • quando i beni sono immagazzinati ai soli fini della trasformazione
  • quando la sede è utilizzata ai soli fini di raccogliere informazioni per l’impresa
  • quando l’attività svolta è preparatoria e ausiliaria all’attività principale dell’impresa

La stabile organizzazione può essere di due tipi:

  • materiale
  • personale

La stabile organizzazione di tipo materiale è un complesso di strutture materiali finalizzate all’attività economica controllata dalla casa madre. Invece, per quella personale, il soggetto residente o non residente agisce in nome dell’azienda.

Partita IVA estera: tassazione e rischi

Prima di comprendere la tassazione di un professionista non residente in Italia, bisogna accertarsi dei seguenti punti:

  • se vi sono convenzioni contro le doppie imposizioni tra l’Italia e il Paese di residenza, il professionista è tassato in Italia con una ritenuta fiscale del 30%
  • se è specificato nella convenzione contro le doppie esposizioni, il professionista è tassato in Italia soltanto se qui si trova la sua base fissa, ovvero l’ufficio, con una ritenuta del 30% e dimostrando quali sono i redditi che derivano dalla base italiana.

Quindi, se l’attività professionale di un residente all’estero è svolta solo in modo occasionale in Italia, le tasse da versare sono solo nel paese di residenza. In tutti gli altri casi, è prevista la tassazione italiana.

Quali sono quindi i rischi se hai lavoro e residenza in Italia ma partita IVA estera?
I due principali rischi sono l’esterovestizione e la stabile organizzazione occulta.

Proprio come preannunciano i termini ostici, si tratta di due pericoli abbastanza gravi. Infatti, in entrambi i casi, c’è il rischio di essere accusati di evasione fiscale, che se viene riconosciuta prevede sanzioni che possono variare dal 120% al 240% dell’imposta dovuta e non versata.

Inoltre, è molto importante sapere che se un soggetto passivo IVA italiano vende beni a un consumatore finale appartenente a un paese dell’Unione Europea, l’IVA che si applica è italiana, fatta eccezione per gli importi annui superiori ai 100.000€. In questo caso il soggetto che vende è tenuto ad applicare l’IVA del Paese dell’Unione Europea, assolvendo quindi agli obblighi contributivi e previdenziali previsti nel paese di riferimento.

Condizioni per lavorare in Italia con partita IVA estera

Ora che siamo arrivati fin qui, probabilmente avrai ancora una domanda che ti frulla per la testa. È possibile aprire una società estera e operare in Italia? Non preoccuparti, siamo qui per rispondere ai tuoi dubbi!

Dunque, per avere un’attività considerata legale in Italia con partita IVA estera è necessario che ci siano le seguenti condizioni:

  • ogni decisione amministrativa della società non deve essere presa in Italia
  • il personale in Italia non deve avere il potere di redigere contratti per l’impresa
  • non deve configurare una stabile organizzazione in Italia


Se invece l’azienda opera nel territorio dello Stato Italiano come stabile organizzazione, questa sarà tenuta al pagamento delle imposte sui redditi in Italia.

Hai bisogno di una mano?

In definitiva, svolgere contemporaneamente un’attività di lavoro dipendente e una di lavoro autonomo è possibile, purché vengano rispettate le normative in materia di lavoro e si adottino le giuste strategie organizzative e amministrative

Tuttavia, è importante valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta e pianificare con attenzione l’avvio dell’attività imprenditoriale, per evitare rischi e problemi fiscali. 

Per questo, se ancora non ci hai pensato, ti consigliamo di affidarti a un professionista che ti faccia risparmiare tempo ma soprattutto denaro. 

Sappiamo bene come un’attività economica dipenda molto da una corretta amministrazione. Infatti, da più di 40 anni, noi dello Studio De Lorenzo, ci occupiamo di adempimenti fiscali, tenuta contabile e operazioni societarie. Lo facciamo in modo semplice, veloce e smart, valutando la soluzione più giusta rispetto alle tue esigenze.

In poche parole, ti aiutiamo in tutto ciò che serve ad avviare e gestire la tua attività.

Hai ancora qualche dubbio e vorresti chiederci un consiglio? Ti basterà prenotare un’occhiata ai nostri servizi di management e prenotare una consulenza totalmente gratuita.

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